Cari semi, ci vuole una camomilla
Continuo a seminare ortaggi antichi di ogni genere da febbraio seguendo il calendario lunare e mettendo alla prova il lavoro di conservazione iniziato la scorsa estate.
Preservare i semi richiede grande attenzione, li catalogo tutti e curo ogni dettaglio, ma è una vera soddisfazione vedere il germoglio uscire dalla terra dopo un po’ di giorni.
Qualche intoppo però c’è stato, i peperoni non volevano germogliare e così ho chiesto consiglio a Salvatore, l’uomo jolly di Civiltà contadina, che mi ha svelato un trucchetto: lasciare i semi in ammollo in un’infusione di camomilla a temperatura ambiente. Questo procedimento ammorbidisce le cuticole favorendo la germinazione, quasi un bagno rilassante e depurativo prima di finire a dimora. E c’è chi dice che l’uomo e le piante non hanno nulla in comune!
Mentre le piantine se ne stavano tranquillamente nel semenzaio, mi facevo in quattro a preparare l’orto: arieggiare le aiuole rialzate, ripulirle dalle erbacce cresciute velocemente in una primavera più precoce del solito, aggiungere il ricco terriccio formatosi dal cumulo di compostaggio pieno zeppo di lombrichi e infine ricoprire tutta la terra di paglia. Perché la terra è meglio che se ne stia coperta: rimane più fresca e umida, si preserva dalle malerbe e sotto si crea un mondo di insetti utili e microorganismi che brulica più tranquillamente.
È stata una faticaccia ma, prima che fosse troppo tardi, sono riuscita a trapiantare le piantine che stavano spingendo per uscire dagli alveoli.
Ora inizia un altro viaggio fuori terra. Ostacoli? Intanto affrontiamo le limacce, che mi hanno fatto fuori in pochi giorni già 3 zucchine e un bel po’ di insalate.